Introduzione
Tra i simboli più genuini della convivialità partenopea c’è il bicchiere di vino e gassosa. Una combinazione semplice che racconta storie di famiglia, pranzi domenicali e abitudini popolari. Non si tratta di un cocktail moderno, ma di un’usanza radicata nel costume napoletano e meridionale, capace di trasformare un vino robusto e spesso impegnativo in una bevanda più leggera, fresca e accessibile.

Origini popolari
L’abitudine di allungare il vino con acqua frizzante nasce in un contesto popolare. In molte case napoletane, il vino era quello sfuso, corposo e a volte troppo alcolico o tannico per essere bevuto in grandi quantità. L’aggiunta di gassosa lo rendeva più gradevole, leggero e dissetante.
Era la bevanda dei pranzi familiari, quando in tavola comparivano ragù, pasta al forno o pizze rustiche, e il bicchiere di vino e gassosa accompagnava ogni portata. Era anche il simbolo dell’estate: fresco, spumeggiante e allegro.
La ritualità del gesto
Preparare un bicchiere di vino e gassosa era quasi un rito. Si versava prima il vino, poi la gassosa, ascoltando il caratteristico frizzio che segnava l’arrivo della freschezza. Il rapporto variava in base ai gusti: c’era chi preferiva più vino per mantenere il corpo e chi più gassosa per esaltare la leggerezza.
Non esisteva una regola precisa, ma un equilibrio che ogni famiglia tramandava e custodiva.
Un simbolo generazionale
Negli anni Sessanta e Settanta, il vino e gassosa divenne un simbolo generazionale. Nelle osterie e nelle trattorie popolari era la bevanda più richiesta: economica, fresca e adatta a tutti. Per molti giovani rappresentava il primo approccio al vino, meno impegnativo di un bicchiere “puro”.
Oggi, anche se le mode del bere sono cambiate, questo mix conserva un fascino nostalgico e viene ancora preparato in alcune famiglie e locali che vogliono mantenere viva la tradizione.

Il vino giusto per la gassosa
Tradizionalmente, il vino usato era quello rosso sfuso proveniente dalle campagne intorno a Napoli e al Vesuvio. Un vino robusto, spesso con una gradazione importante.
La gassosa, invece, era quella delle bottiglie di vetro con tappo a macchinetta, servita fredda per creare il giusto contrasto.
Oggi si possono usare anche vini più leggeri, sia bianchi che rosati, ma lo spirito originario resta lo stesso: rendere il vino più fresco e conviviale.
Vino e gassosa oggi
Se un tempo era una bevanda quotidiana, oggi il vino e gassosa è diventato quasi un fenomeno di recupero culturale. Alcuni locali lo propongono come omaggio alle radici popolari, magari in chiave rivisitata. Ma soprattutto continua a vivere nelle case, nei pranzi domenicali e nei ricordi di chi associa quel bicchiere spumeggiante a momenti felici.
Livio Olino

Che cos’è vino e gassosa
È una bevanda popolare napoletana ottenuta mescolando vino, di solito rosso sfuso, con gassosa fredda.
Perché si beveva vino e gassosa a Napoli
Per alleggerire i vini troppo forti e renderli più freschi, dissetanti e adatti a tutta la famiglia.
Quale vino si usa per la gassosa
Tradizionalmente un vino rosso sfuso del Vesuvio o delle campagne napoletane. Oggi si usano anche vini bianchi o rosati.
È ancora diffuso oggi
Meno che in passato, ma resta un simbolo nostalgico riproposto in alcune osterie e tramandato nelle famiglie napoletane.